Alice Cooper – Milano, 14 giugno 2016
Nessuno avrebbe potuto immaginare che così tanti artisti musicali che avevano iniziato tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, sarebbero ancora stati in attività nel 2016. Certo, ogni anno lo scenario musicale del rock purtroppo conta i caduti, tuttavia considerando lo stile di vita che si potrebbe definire eufemisticamente come spensierato mantenuto dalla magior parte di questi per una parte delle loro vite … diciamo che parecchi se la cavano ancora bene.
Ovviamente, le voci non sono più potenti come un tempo e la presenza scenica non è sempre dinamica ma sono questioni in qualche modo secondarie, considerando la gioia e l’entusiasmo di assistere ancora oggi a live act quali Deep Purple, The Who e via discorrendo.
Alice Cooper, con i suoi 68 anni suonati (sessantotto!!!) rientra senza difficoltà nella categoria sia per ragioni anagrafiche, sia per i suoi trascorsi da alcolista che ne avevano condizionato l’attività negli anni ’70.
Il concerto tenuto all’Alcatraz di Milano lo scorso 14 giugno ha soddisfatto le attese dei fans. Da un punto di vista musicale non c’erano grandi dubbi, perché la scaletta è praticamente una successione di hits dall’inizio alla fine; da un punto di vista spettacolare, le aspettative sono state ripagate con il consueto contorno di mostri, trasformazione nel mostro di Frankenstein, decapitazione di Alice ecc. ecc. (nessuna traccia del serpente invece).
Considerazioni personali sul tempo che passa – 1
So you run and you run to catch up with the sun but it’s sinking
Racing around to come up behind you again
The sun is the same in a relative way but you’re older,
Shorter of breath and one day closer to death
(Pink Floyd, “Time” tratta da “The Dark Side of the Moon”)But day after day the show must go on,
And time slipped away
Before you could build any castles in Spain…
The chance had gone by
(Alan Parsons Projects, “Day After Day (The Show Must Go on)” tratta da “I Robot”)
Ritengo opportuno premettere che quanto sto per scrivere, non ha alcuna valenza scientifica.
Non è questo il mio obiettivo né sarei all’altezza dello sforzo: chi fosse interessato ad una lettura “seria” può fare riferimento al libro citato alla fine dell’articolo, impegnativo ma molto interessante.
Detto ciò – amo gli incipit e pure gli incisi, è più forte di me! – espongo alcuni pensieri in ordine sparso, frutto della mia esperienza di vita (51 anni nel momento in cui sto scrivendo) e delle mie opinioni personali.
IL TEMPO NON SEMBRA TRASCORRERE SEMPRE CON LA STESSA VELOCITA’
“Il tempo vola quando ci si diverte“, OK, fin qui davvero nulla di originale.
Mezz’ora trascorsa ad una festa e mezz’ora passata nella sala d’attesa di un dentista non appaiono avere la stessa durata per nessuno!
Il punto è che, andando avanti nella vita, il tempo sembra scorrere sembra più rapidamente: “gli anni volano” … “sembra ieri che” …
Eppure la stessa sensazione non l’avevamo quando eravamo bambini, perché?
SENESCENZA O ASSUEFAZIONE?
Nonostante il mio lavoro di sviluppatore per il web mi porti ad avere sempre la mente concentrata ed impegnata su questioni tecniche e ad aggiornarmi, è scontato dire che le mia capacità di memorizzazione non sono neppure lontanamente paragonabili a quelle che avevo a 20 anni quando studiavo all’università. Probabilmente avrei potuto imparare un paio di pagine dell’elenco telefonico … senza arrivare a sparate del genere, rammento che quando durante il servizio militare lavoravo in Fureria Centrale avevo memorizzato nome, cognome e scaglione di qualche centinaio di soldati senza particolare sforzo.
Attualmente, invece, mi segno sull’agenda qualsiasi appuntamento, telefonata da fare, evento ecc. e poi devo … ricordarmi di guardare l’agenda!
Rimbecillimento della mezz’età?
E’ possibile anzi, in parte è certo (la biologia detta legge) ma io ritengo che ci sia anche un’altra spiegazione: con il passare del tempo, diventa tutto o quasi tutto già visto, già sentito, già sperimentato … ci si assuefa e la reazione naturale della nostra psiche è quella di rimuovere valore a cose che, in effetti, non ne hanno al di là delle convenzioni sociali e degli impegni personali o professionali.
Turista a Milano
La visita di una coppia di amici provenienti dagli USA per una vacanza in Italia mi ha messo recentemente nell’insolita posizione di … turista a Milano.
Pur essendo io nato a Milano e quivi vissuto per 48 anni fino al trasferimento a Vigevano, infatti, era da tanto tempo che non giravo per il centro visitando alcune delle attrazioni turistiche (e non solo turistiche).
Mi sono trovato a farlo in qualità di “cicerone” e la cosa ha dato lo spunto per alcune considerazioni che vado ad esporre, alcune positive, altre meno.
X CONOSCO MILANO POCO E MALE
“Che palazzo è quello?” “Che chiesa è?” “Quando è stata edificata?”
Di fronte a domande come queste che mi sono state rivolte nel corso della giornata, mi sono reso conto di conoscere davvero poco Milano e la sua storia.
D’accordo … ho avuto un’istruzione di tipo tecnico, una di quelle in cui storia e geografia erano materie relegate ad un paio d’ore a settimana e sgradite persino a chi le insegnava, se ben rammento.
Ciò non mi ha giustificato, nei confronti di me stesso, a sufficienza per non provare un certo imbarazzo!
Per fortuna i miei amici sono stati tolleranti e generosi ed alla mia autocritica circa il fatto che come guida fossi “very poor“, la loro risposta è stata esemplare: “siamo qui per stare in compagnia di un amico, non di una guida”.
Una frase da vero amico!
√ IL CENTRO DI MILANO
Devo ammettere che percorrere la Galleria Vittorio Emanuele e sbucare in Piazza della Scala mi ha emozionato, mi sono sentito orgoglioso di essere Milanese – perché tale sono e resterò fino alla fine, anche se non mi riconosco più molto in questa città e nei suoi abitanti che sono in larga parte imbruttiti (parafrasando una famosa pagina su facebook).
Però, però … non ho potuto subito dopo fare a meno di pensare che a fronte delle vie centrali così scintillanti, esistono le cosiddette periferie degradate (quasi tutto quello che non è centro in effetti) abbandonate a loro stesse, lo so perché ci ho vissuto per 20 anni, e le amministrazioni cittadine dovrebbero pensare anche a quelle, non solo al Salotto cittadino. Parole a vuoto, lo so.