Il Blog di Paolo Della Bianca

Musica

Men at Work – Milano, 10 luglio 2019

Men at Work

I Men at Work sono una band associata indissolubilmente agli anni ’80: hanno realizzato solo 3 album da studio, tutti in quel periodo (“Business as Usual”, 1981; “Cargo”, 1982; “Two Hearts”, 1985) e nonostante le successive attività dal vivo del loro cantante e chitarrista Colin Hay e del sassofonista e tastierista Greg Ham fino agli anni 2000, non hanno più goduto di altrettanta popolarità.

Come la maggior parte degli artisti del periodo, tuttavia, sono rimasti nella memoria e nel cuore di chi, trentacinque anni fa, aveva 15 o 20 anni; un notevole contributo al nome di Colin Hay e dei Men at Work la diede la partecipazione del primo ad un episodio della serie televisiva “Scrubs” (serie 2, episodio 1), nel quale Hay eseguiva alla chitarra acustica una versione abbreviata del brano “Overkill” il cui testo magnificamente si adattava alle situazioni vissute dai protagonisti nella sequenza.

Il concerto

Organizzato nella comoda e – fortunatamente – ben condizionata sala del Teatro Dal Verme a Milano (unica data Italiana), il concerto ha avuto una durata di 2 ore durante le quali Colin Hay, unico membro originale della band, accompagnato da musicisti decisamente in gamba ha eseguito una ventina di brani del repertorio dei Men at Work: Hay ha ovviamente anche una carriera solista con relative produzioni discografiche ma questo breve tour europeo è stato all’insegna dei Men at Work e delle loro canzoni.

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Alice Cooper – Milano, 30 novembre 2017

A distanza di un anno e mezzo dal precedente concerto, tenuto nel mese di giugno 2016 (vedi l’articolo in questo stesso blog), Alice Cooper è tornato a Milano con un nuovo show sempre all’Alcatraz: stessa band, scaletta riveduta e leggermente aggiornata.

Alice Cooper . Milano, 30/11/17

Alice Cooper . Milano, 30/11/17

Pur con i suoi 69 anni suonati, Alice riesce a reggere il palco egregiamente anche se il concerto ha avuto una durata relativamente breve: poco meno di un’ora e mezzo (contro i cento minuti circa dell’anno prima), peraltro senza pause, durata forse spiegabile anche con il fatto che lo show faceva parte dell’ultima serie di 7 concerti europei in altrettanti giorni prima della conclusione del tour.
A mio avviso, Alice risulta più addirittura “performante” oggi di quanto non fosse negli anni ’70, anni in cui era come noto dedito all’alcool da cui fortunatamente si è liberato da decenni.

Per quanto riguarda la scaletta, poche sorprese: confermati gli “immancabili”, a parte “Elected” che aveva costituito uno dei bis dell’anno scorso; un solo brano dal nuovo recente album “Paranormal“; il reinserimento di “Department of Youth” che ho personalmente gradito molto; la chiusura con l’inno “School’s Out“, anche quest’anno arricchita dalla citazione di “Another Brick in the Wall (Part 2)” dei Pink Floyd.

Pubblico molto caldo e partecipativo al punto che, come l’anno scorso e come preannunciato su Twitter, il bassista Chuck Garric ha ripetuto il tuffo nella folla con l’immancabile fotografia.
Nella quale è risultato ben visibile il sottoscritto – e un po’ meno visibile, la consorte – come è possibile vedere dalla foto pubblicata più sotto!

La band è a mio parere molto ben selezionata: i chitarristi Tommy Henriksen (principale collaboratore di Alice) e Ryan Roxie costituiscono le chitarre principale sulle quali si innesta la presenza musicalmente e scenograficamente esuberante di Nita Strauss. Quest’ultima, con la sua impostazione più vicina all’heavy che al rock tradizionale, assicura quel pizzico di spettacolo in più che non stona in un set già di suo caratterizzato da effetti speciali e sorprese di vario genere – per lo più horror.
La base ritmica è garantita dal già citato Chuck Garric, chiaramente influenzato da Gene Simmons dei Kiss in alcuni atteggiamenti scenici e dal funambolico batterista Glen Sobel, molto potente e variato nella sua tecnica ed al tempo stesso spettacolare per via dei suoi giochi di manipolazione delle bacchette.
Non è certo un tema originale quello della frequente sottovalutazione dei batteristi nel rock, nel senso che fisicamente sono nelle retrovie del palco rispetto a cantante e chitarristi ed il loro lavoro rischia di finire a sua volta “sullo sfondo”. Alice Cooper si è assicurato un bravissimo batterista, più che degno erede di Eric Singer che l’aveva accompagnato per diversi anni prima di tornare nelle fila dei Kiss dopo la parentesi della band con il redivivo Peter Criss.

(Altro testo, foto e video dopo il “Continua a leggere“)

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Intervista a Garofdalus

Intervista a Garofdalus

Arona (NO), 18 aprile 2017

Conosco Garofdalus da parecchio tempo, dalla fine degli anni ’90 quando la passione comune per Alan Parsons Project ci fece entrare in contatto per via informatica (tramite una mailing list, strumento oggi in disuso ma ai tempi importante) con un primo incontro di persona qualche anno dopo in occasione di un suo viaggio di lavoro in Europa.

Fisicamente imponente ma dai modi gentili, ho approfondito la sua conoscenza lentamente perché è una persona riservata, rispettosa dei propri spazi così come di quelli altrui.

La qualità che più mi ha colpito di lui è la modestia che mantiene nonostante la pluralità di attività che svolge: IT Director di una società americana, compositore e musicista con diversi album all’attivo, scrittore… decisamente una personalità poliedrica ed eclettica.

Ho incontrato Garofdalus durante un suo recente viaggio in Spagna e in Italia in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo “El Libro de Galaz” ed ho realizzato l’intervista che propongo di seguito.


Has your passion for writing always existed or is it something recent?
It began when I was in fourth grade of elementary school. I was about nine or ten years old. One day I came from school excited and told my parents that I was going to write a book, and so I did. I titled it “The mystery of the aeroplane.” Then that first enthusiasm somehow faded until five years after, when the story of “El Viejo Pobre y Sabio” was conceived.

Your two previous books were released under the name of “Il Garofalo II”.
What brought you to the decision of changing it to Garofdalus?
I was publishing books as “Il Garofalo II” and music as Ale Garofalo. At some point, I thought it was more practical to use one pseudonym for all my artistic work, and I liked Garofdalus, which is an old form of my surname.

Your everyday job is IT Director, which does not apparently require fantasy or creativity.
What does writing books mean to you? Is it a passion, an escape from everyday life or what else?
Writing and composing music are like a play that is always going on in the back of my mind. They are an intrinsic part of me. I can’t think of myself without them. Therefore, when all my responsibilities are done for the day, music and writing kick in, and they take the whole scenario of my thoughts. I can be shopping, walking through aisles with my wife, and in my mind, I am developing an idea for a new novel or composing a new melody.

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Chi sono
Paolo Della Bianca

Sono nato a Milano nel 1965, vivo a Vigevano (PV), sono web designer freelance e ho creato questo blog per scrivere ... di tutto un po'.

Eviterò solo la politica perché, data la situazione, è impossibile discuterne senza scadere nella polemica e magari nell'insulto ...

Se vorrete, potrete inviare i vostri commenti che saranno pubblicati, sempre che non siano offensivi e/o volgari.

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